Sono la mamma di due futuri adolescenti. Ho quindi considerato indispensabile guardare Sex Education.

E’ importante precisare la mia situazione di madre di due futuri teenager perchè ahimè un giorno non troppo lontano, i miei due teneri pulcuni che ora hanno 2 e 7 anni, saranno schiavi degli ormoni. Vedere questa serie però mi ha fatto un tirare un sospiro di sollievo e pensare al mio futuro con leggermente meno ansia di quello che temessi.

Davvero.

Perchè in Sex Education, serie tv inglese disponibile su Netflix, i ragazzi sono finalmente presentati con tutti i loro difetti ma anche con tutti i loro pregi che nessuno dice mai perchè si sa, dopotutto gli adolescenti sono tutti uguali, maleducati, coi brufoli, che puzzano di sudore, con l’ormone che fa la ola, gusti di merda in fatto di abbigliamento. Quando non sono così, sono presentati come nerd, sfigati, rivoltosi, arrabbiati col mondo.

E invece no, qui gli adolescenti sono belli (e non parlo di bellezza estetica), sono ragazzetti alle prese con i loro primi rapporti sessuali, con la consapevolezza di essere a volte omosessuali in un mondo in cui tutti hanno tantissimi amici gay ma “preferirei che mio figlio non lo fosse, sia chiaro non perchè abbia qualcosa contro, ma per evitargli una vita difficile”.

Certo.

Sono adolescenti che spesso si sentono squarciati da pulsioni verso una ragazza e subito dopo verso un ragazzo. Sono ragazzi che hanno paura. Che vengono molestati. Picchiati. Umiliati. Ma da tutto questo sanno risorgere, insieme.

Sanno affrontare le conseguenze di una molestia sessuale, genitori tossicodipendenti, di una società che se sei il capo della squadra di football non puoi essere gay.

Io Sex Education lo metterei come materia obbligatoria al corso pre parto, per spiegare ai futuri genitori quanto è importante credere nei bambini che stiamo per mettere al mondo.

E poi lo renderei obbligatorio per i vestiti di Gillian Anderson, la dottoressa Jean la mamma del protagonista, una sessuologa con l’armadio più bello mai visto in televisione.

Ma soprattutto lo renderei obbligatorio adesso, che siamo nel mese di giugno, il mese da sempre dedicato al Pride, all’orgoglio per quel che si è indipendentemente dalle classificazioni.

Perchè questo insegna un po’ Sex Education, amare e amarsi, nonostante tutto e nonostante tutti.