Se vieni dalla Nigeria, sei nigeriana.
Se vieni dal Niger, sei fottuta.
Non un cane che sappia come ci chiamiamo noi del Niger.
Al massimo, ti fanno il battutone: “Aliger Aliger ch’el bus del cul l’è niger”.
Questo era nonno. Era simpatico.
Ho la sua foto, sul portatile. Così, quando voglio, lo guardo e…
***
Mi chiamo Lubabah, ho 28 anni, sono nigerina (così si dice, cazzo!) e sono partita da Suluq.
60 km da Bengasi, davanti il mare, dietro il deserto: chi vuoi che controlli?
Dicono che a Suluq non c’è Dio. Strano: lo senti bestemmiare ogni 3 secondi.
Per salire a bordo, gli ho dato tutto quello che ho risparmiato in 10 anni.
Sia io che il mio amico Idris.
E lui manco è partito. Quegli avidi di merda, avevano imbarcato troppa gente e così ne hanno fatti scendere una ventina.
“Scendere”…! Buttati fuori.
Morti.
Ma voglio guardare il lato positivo.
Appena lo trovo.
***
 
Abbiamo dormito ma l’equipaggio ci ha svegliati che era ancora buio pesto ed era presto, troppo troppo presto.
Un analista economico giordano ha dato di matto, ha cominciato ad alzare la voce.
Ma mica potevano sparargli, no?
Infatti lo hanno sgozzato sul posto e ci hanno fatto pulire per terra.
Eravamo 120, in quella stiva.
Scrostata, sporca, puzzolente, buia.
A me, mi si vede bene purtroppo.
Perché nonnino, in Niger, s’era preso ‘la negretta’, come diceva scherzando, e aveva fatto due figli che a loro volta eccetera ed eccomi qua: mulatta e capelli lisci.
Merce di scambio.
***
 
Breve corso di economia a bordo.
La prima volta, mi ha violentata un ingegnere egiziano.
Una brava persona: tolto un labbro spaccato, è andata bene, dai.
La seconda volta, 2 marocchini. E non è andata bene, dai.
Dopo la decima volta, ti spogli direttamente. Perché, di completini da viaggio, ho solo questo e se me lo strappano ciaone, come diceva nonnino (mi faceva tanto ridere, come lo diceva).
Però, dai capita, quando fai sti viaggi si sa, lo metti in conto.
Quello che non sai è che quello che hai pagato è solo per il viaggio.
Non per il cibo.
Per il cibo, è un conto a parte. E come pagano 120 persone che posseggono solo i completi da viaggio che hanno addosso?
Diciamo che tu, altre 13 ragazze e 3 ragazzi diventi un bancomat.
Ma l’ho fatto con piacere.
Anche perché sennò gli altri 103 ci ammazzavano.
***
 
Vabbè, adesso l’ho detta male… Cioè, sì, è atroce ma sarà mica la fine del mondo.
Voglio dire, vieni da un posto con 40 gradi all’ombra, senza lavoro, iperaffollato, coi predoni (i predoni cazzo!) e soprattutto senz’acqua.
E stai andando dove puoi bere, lavare i denti dopo i pasti, fare 8 docce al giorno, tirare lo sciacquone o stare a mollo in vasca.
Ma mi farò un problema per un pompino in più o in meno?
 
Alla fine, abbiamo visto le luci.
Lontane poi sempre più vicine, vicine…
Non eravamo ancora arrivati ma quasi.
Non potete capire la gioia, la vita che t’arriva in gola, quando vedi le luci, in mezzo al quel buio.
Come quando avevo la febbre e nonno mi comprava acqua in bottiglia.
L’avrei voluto con me, il mio nonnino padano, leghista, tutto d’un pezzo.
L’ascoltavo ore e aveva ragione.
A 83 anni, ancora rugnava che l’Europa era africanizzata. Ed era vero.
Che avrebbero dovuto sparargli appena scesi dai barconi. Anzi, prima.
Che i negher a casa loro.
Cioè lui, dai negher, c’era scappato ma solo dopo aver ciulato svariati milioni ed essersi beccato due condanne in contumacia, sennò figa, ci sarebbe stato tutta la vita, in Lombardia ma chi l’avrebbe mai cercato, in Niger tra i negher?
L’avrei voluto con me, quando sentimmo il rumore di distacco della stiva.
Quando vedemmo l’equipaggio tornare indietro di corsa e sparire nel buio.
Quando restammo lì.
Alla deriva.
L’esistenza di Arkadia e di altri 6 pianeti abitabili venne comunicata dalla Nasa il 22 febbraio 2017.
Mentre la nostra povera Terra si surriscaldava; mentre la popolazione aumentava a 19 miliardi di persone; mentre l’acqua andava finendo, furono moltiplicati gli sforzi e, alla fine, partì la prima missione verso Arkadia.
Ricco di acqua, temperato, verde.
E già abitato.
E agli arkadiani non piacevamo. Per nulla.
Amavano la loro terra e non ci volevano nessuno.
Proprio come avrebbe voluto nonnino.
 
***
 
Adesso, sono alla deriva, in orbita a 35mila km di altezza sopra Arkadia e spero che qualche arkadiano abbia qualcosa di simile a un cuore.
Mi chiamo Lubabah, ho 28 anni, sono nigerina, esobiologa e mio nonno Matteo era un coglione.