La sindrome di Stoccolma è quella cosa per cui se ti rapiscono ti innamori del carceriere. Detta in soldoni.

Io ho scoperto di soffrirne quando è nata la mia prima bimba, che ora ha sei anni. Questa sindrome si manifesta quando meno te lo aspetti, specialmente nei periodi di maggior stress, come i  compleanni e il Natale. Ti porta a fare cose folli, non dico commettere un omicidio o una rapina, ma poco ci manca.

Tu sei li, inerme, stanca, la mancanza di sonno ti da alla testa, la tele è sempre accesa sui cartoni, alla radio vanno solo Fedez insieme a Rovazzi e Baby K, cucini come una matta ma tua figlia vuole solo pasta in bianco. Eppure tu la ami. Si avvicina il giorno del suo compleanno e le aspettative sono altissime. Non puoi sbagliare. Tu lo sai, hai i controcoglioni, una laurea, un master, fai cose, vedi gente, ma la paura ti taglia le gambe. Negli anni hai fatto regali fantastici, per cui ancora paghi pegno.

1. Il semaforo

A due anni ti ha chiesto un semaforo. Ne hai costruito uno;

2. Il megafono

A tre voleva il megafono. Lo hai comprato, con sirena incorporata;

3. Il gattino

A quattro l’hai preceduta e hai preso il gattino che tanto desiderava. Ora non si cagano e tu pulisci la cacca, ma è un particolare insignificante;

4. La Barbie

A cinque l’hai riempita di Barbie e le hai organizzato una festa che manco la Ferragni, solo per non farle patire l’arrivo del fratellino di due mesi;

5. L’overboard

A sei immagini, progetti, sogni una giornata tu e lei, pranzo fuori, magari gli orecchini, un pigiama party con le amiche del cuore e i cartoni della Disney. Glielo proponi e ti ride in faccia.

Lei vuole scivoland, l’overboard, le scarpe che si illuminano, le caramelle a forma di verme che frizzano e tutto deve essere categoricamente rosa.

Ma tu continui ad amarla.

È la sindrome di Stoccolma dopotutto.