Io sono una segretaria.

Il mio lavoro non è pesante, assolutamente. Di solito è molto tranquillo, a parte la fatturazione elettronica, ma quello è un altro paio di maniche. Fatto di lana. Quella lana dei maglioni della nonna che sfrega direttamente sulla pelle e ti fa desiderare di farti scuoiare pur di non sentire più quel prurito infernale.

Per il resto, comunque, il mio lavoro non è male.

Tranne per alcuni momenti, in cui l’unica cosa che vorrei fare è votarmi a un paio di santi, come Sangiovese e San Luppolo Martire, intonando loro inni sacri come le Litanie del Vino.

Per esempio, più spesso di quanto vorrei, parlo e il mio interlocutore bypassa quello che dico. Addirittura, a volte, pronuncio una frase che presuppone una risposta e Mr Interlocutore, pur avendomi palesemente sentito, non mi risponde nemmeno, andando avanti a parlare per gli affari suoi.

Esempio di conversazione:

Io: “Se vuole nella stanza qui vicino c’è la macchinetta del caffè. Prima, però, mi firma questo documento, per cortesia?”

Mr Interlocutore: “Uuuuh, ma la macchinetta fa anche il caffè decaffeinato? Sa, non posso prenderlo con la caffeina, ho problemi con la pressione e il mio medico me l’ha proibito…” e via in un fiume di parole che mi porta a scoprire il valore del farsi gli affari propri. Valore che, pettegola nell’anima come sono, dimenticherò in trenta secondi netti.
Altra situazione tipo: richiedo delle informazioni riguardanti dei documenti. Questi documenti vanno ripresentati ogni anno, causando in me la stessa giocosità e voglia di vivere di Carrie White dopo il ballo della scuola. Questo perché quei documenti sono un incrocio tra i gremlins e i sette nani: li conosci tutti, ma ne dimenticherai sempre qualcuno. E anche se non li dimenticassi, non ci sarebbe problema: tanto si moltiplicherebbero e cercherebbero di mangiarti viva.

Guardando le note a piè di pagina di questi documenti maledetti noto che, a quanto pare, devo per forza allegare delle carte che, però, sono già state consegnate da un bel po’. Lo faccio notare alla controparte, ma mi viene risposto che le devo allegare lo stesso. Il mio titolare chiama per ulteriori chiarimenti e a lui viene risposto che non c’è problema, tanto le carte che in teoria dovrei allegare a quei documenti sono già in loro possesso.

Un minuto di silenzio per la mia credibilità andata miseramente in frantumi.
A concludere questo delirio, ora sono ricoperta di lividi.
Sì, perché queste situazioni mi hanno talmente convinta di essere un fantasma che ho voluto provare ad attraversare le pareti. E niente, mi sono schiantata di faccia contro un muro.