Il caso più emblematico – che si ripropone ogni week end d’estate – è quello che, puntualmente, imperversa su Facebook nei giorni di rientro:

La lunga fila di auto in coda in autostrada.

Con passeggeri bestemmianti facilmente immaginabili all’interno dell’abitacolo, e gli autoctoni che scattano foto dalle finestre di casa e le piazzano sul profilo social corredate da commenti di vario tenore: dal classico “Godo” alla new entry #ciaomilano, con tanto di hashtag che fa pure figo.

È l’eterno “menaggio” tra i liguri che abitano nelle località turistiche rivierasche e gli ospiti in vacanza, meglio noti come “i milanesi” anche se magari vengono da Pizzo Calabro.

Un rapporto di amore-odio che, quando va bene, si trasforma in placida sopportazione, e quando va male si traduce nel motto evergreen “Statevene a casa e mandateci i soldi”.

Così è (se vi pare).

Perché diciamocelo: il ligure non sarà proprio il massimo in quanto ad accoglienza calorosa e ad espansività, per lo meno al primo impatto.

Vero è che il milanese, soprattutto quello “imbruttito” come da nota pagina Facebook, a volte ce la mette proprio tutta per “far girare il belino”, per dirla come la direbbero a Zena (pardon, a Genova).

Ecco, quindi, un breve vademecum di sopravvivenza per i “milanesi”, e non solo, che decidono di passare un periodo di vacanza in Liguria.

Chiariamolo subito: la “pizza bianca” non esiste.
Esiste la focaccia, quella genovese con l’olio che trasuda dai buchi e che non va paragonata nemmeno per scherzo a quel focaccione spesso dieci centimetri e cosparso di sale grosso che si trova in altre regioni d’Italia. Ogni volta che ordinate la “pizza bianca”, un panettiere ligure muore, o comunque vorrebbe infilare voi dritti nel forno. 

 Quando entrate in un negozio, un supermercato, un bar o una gelateria, evitate di ordinare prodotti astrusi che per voi sembrano assolutamente normali giustificandovi con “Eh, ma a Milano lo hanno”. Capita più spesso di quanto crediate. Nella migliore delle ipotesi, vi sentirete rispondere a grugniti o con un preventivabile “E allora resta a Milano e non venire qui a fracassare le palle”.

L’età media degli abitanti liguri, soprattutto nella Riviera di Levante, è di 120 anni. E la Riviera è sì turistica, ma non è Ibiza. Evitate quindi di infilarvi in un ristorante dopo le 21.30, perché a quell’ora servono già le colazioni per il giorno dopo.

Quando va in spiaggia, la tenuta-tipo del giovane ligure è maglietta-scazzo buttata sul costume da surfista (o costume a mutanda della Turbo, per i pallanuotisti palestrati), infradito e sacca sportiva della Musto con zaino Eastpak come alternativa.
La camicia a maniche lunghe arrotolate sopra al costume bermuda a righine o fiorellini e i mocassini da barca a corredo del tutto NON sono trendy: la spiaggia non è il set di un film dei Vanzina e i tempi del cumenda e della Milano da bere sono passati da un pezzo. Al massimo potete stapparvi una Heineken sul bagnasciuga, e senza fare troppo casino con la musica alta.

 Le “partenze intelligenti” si chiamano così non a caso.
Se partite tutti “intelligentemente” dopo cena perché volete godervi sole spiaggia e cena sul lungomare fino all’ultimo, poi non lamentatevi se alle 4 di mattina siete a ordinare il decimo caffé al bancone dell’autogrill di Tortona.
E comunque si chiama “selezione naturale”, Darwin c’era arrivato più di cent’anni fa.

In Riviera, come d’altronde in tutte (o quasi) le località turistiche, i prezzi non sono propriamente gli stessi rispetto a quelli delle grandi città. Ciò non giustifica il fatto di aprire la seconda casa per trascorrere il weekend, occupare due posti auto con il fottuto Suv e presentarsi con il bagagliaio colmo della spesa fatta all’Esselunga di Paderno Dugnano.
Alla prima confezione di minerale gassata che sbuca dal portabagagli, potete stare certi che i vicini di casa residenti che vi stanno spiando dalle tende della finestra si stanno trattenendo dallo scaraventarvi addosso un gavettone ghiacciato.

Il mare, così come la montagna, presenta le sue insidie.
Ergo, mai peccare di presunzione comportandosi come vecchi trinchetti d’alto bordo ed evitare di lanciarsi in avventure che poi finiscono, nella migliore delle ipotesi, con una virale presa per il culo.

È vero, i liguri sono mugugnoni: si lamentano di tutto e tutti e non ne fanno passare una.
Ma sono come quella cipolla che tanto bene si sposa con la focaccia: fatti a strati.
Per chi ha la pazienza di sfogliarli uno dopo l’altro, superando la diffidenza iniziale, hanno un cuore d’oro e un’ironia tutta da scoprire.
Ed amano profondamente la loro terra: il mare e le sue scogliere, le casette colorate che di notte sembrano un presepe, le colline odorose di arbusti con gli ulivi che scintillano al sole.
Quindi, loro possono “mugugnare” e criticare anche aspramente il proprio territorio; voi no.
Altrimenti, potete tornare a trastullarvi con nebbia e zanzare.
E con la pizza bianca.

Se riuscirete a rispettare il decalogo e non siete ancora fermi in coda al casello… Benvenuti in Liguria! Perché la torta di riso non è finita: bisogna solo saperla conquistare.[:]