La rivoluzione genitoriale che ha portato orde di papà ad assistere attivamente al parto, a prendere i congedi parentali e a occuparsi della poppata notturna scaldando il biberon si ferma davanti a un insormontabile ostacolo: l’incapacità maschile di comprendere alcune semplici regole di abbigliamento. La vestizione della prole, soprattutto se di genere femminile, rimane ancora appannaggio delle mamme oppure viene delegata all’autonomia e alla creatività delle piccole creature con risultati discutibili.

Ecco alcune semplici nozioni che potrebbero aiutare il maschio a comprendere questo meraviglioso e complicato universo fatto di taglie, etichette e diverse nuances di colori.

  • Gli abiti, anche quelli dei bambini, hanno un fronte e un retro e difficilmente i due lati sono intercambiabili tra loro. Per distinguerli si usa il buon senso; in caso di scarsità arriva in aiuto l’etichetta, solitamente posizionata sul lato posteriore all’interno dell’abito. L’abbigliamento sportivo di Decathlon aiuta i poveri papà adottando delle etichette interne lunghe come rotoli di carta igienica; in questo caso il simbolo della forbice e la linea tratteggiata segnalano dove tagliare il papiro per evitare abrasioni, strozzamenti e determatiti atopiche. Insomma, se l’etichetta è a vista c’è qualcosa che non va oppure avete appena speso un capitale per comprare una t-shirt firmata.
  • I vestiti dei bambini dimorano usualmente all’interno di armadi, del tutto simili a quelli utilizzati dai genitori. Anche in questo caso per trovare un qualche indumento si usa la logica. Indumenti e biancheria intima sono disposti nei cassetti con lo stesso ordine della tavola chimica degli elementi: particelle di idrogeno legano insieme i calzini uguali tra loro, mentre magliette maniche corte, a maniche lunghe e dolcevita hanno la medesima formula chimica con qualche variante di composizione che ne àltera forma e colore.
  • Esistono anche delle taglie, che dovrebbero essere rispettate in caso di prole numerosa. Qui è direttamente il produttore a venire incontro al genitore , indicando sull’etichetta il numero di anni corrispondente all’età del bambino (non la circonferenza toracica, non la misura dal gomito al polso, non l’altezza giusta per acquistare gli sci). L’età è una unità di misura piuttosto semplice e, se proprio non la si ricorda, è desumibile dalla data di nascita riportata sul tesserino sanitario (nel portafoglio di mamma, reparto tessere, subito sotto al bancomat).