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Il mio papà era pescatore d’acqua dolce.
Quante volte nel tempo libero dal lavoro l’ho visto partire canna al vento e vermi nel cestino, che se ci penso provo ancora lo stesso bleah! di quando andavo a controllare che non uscissero dalla scatoletta per strisciare schifiltosamente ovunque .

E così quell’anno per la Festa del Papà, io ne avevo fieramente 6, mamma mi suggerì di disegnare un fiume o un lago, che lei avrebbe pensato agli ami da metterci in mezzo.
VI DISPIACE SE APRO UNA PARENTESI?
(Hai un bel dire essere figlia di un pescatore… papà era tassativo col contenuto del suo cestino “Non si tocca!” e a pesca con lui non mi aveva mai portato perché, per quanto mi trattenessi, ero pur sempre la seienne più logorroica del Nord Est, nonché la più amata dalle trote degli affluenti di destra e di sinistra del Po.
Perché potevano sentirmi e prendere il largo da quei vermi dei vermi di papà).

Per cui quando mamma parlò di ami, io credevo fosse qualcosa che c’entrava con l’amore del “vissero felici ecc…” e di quando giocavamo con la Patrizia a dirci “Di quelli del portone 13, chi ami?” (io sempre Flavio e lei sempre Stefano, per la cronaca).

Per cui quando mamma tornò col sacchettino di ami per carpe e compagnia nuotando, ebbi la prima lezione di disinganno sul significato delle parole.

Ami Flavio e un attimo dopo ti ritrovi con gli ami per la carpa che finirà ripiena al forno.

Ma mai mai mai AMI tanto il tuo papà come quando, per merito di un fiume colorato a matite Faber, decide di portarti con lui a pescare.

Canna al vento, ami nuovi e chissenefrega se ho dovuto restare muta e ferma per due ore e per due trote.

Quella volta che, per la sua Festa, io e papà condividemmo in perfetto silenzio i nostri AMI.[:]