Oggi non è stato come gli altri giorni. È stato un giorno speciale.
Oggi mi hanno fatto alzare prima del solito dal letto, mi hanno fatto sedere in una poltrona larghissima con un buco al centro, e mi hanno lavata tutta. Quanta schiuma e quanto profumo!

Non riesco proprio a ricordare che cosa sia, ma è un profumo fortissimo.
Mi ha fatto venire la nausea.

Oggi non mi hanno messo il pigiama, ma la gonna, una bellissima maglia rosa e le scarpe! Quanto tempo che non mettevo le scarpe.

Stringono tantissimo e le ho tolte già tre volte: si sono un po’ arrabbiati, mi hanno detto che devo tenerle.

Latte e biscotti ammorbiditi nel latte e questa volta niente ginnastica.

Poi, mi hanno portato in una stanza con tante altre persone, con tanto caldo e tanto rumore, mi hanno tagliato i capelli. E li hanno pure colorati.

Sono stata bravissima, ferma e immobile e questa volta non si sono arrabbiati, anzi! Mi hanno regalato una cosa morbidissima e dolcissima da mangiare.

Non mi ricordo che colore fossero i miei capelli, è da tanto che non mi vedo. Ma, guardo quella signora riflessa nello specchio (dicono che sia io… Sssshhh): ha dei bellissimi capelli castani.

E ha una maglia rosa.
E le scarpe strette.
E puzza di profumo.

Mi spingono veloci, giocando e ridendo: arrivo in un grande salone dove ci sono moltissime voci e luci e colori intorno a me. Sono felice.

Quelli che mi vogliono bene, mi lasciano qua.
Sono sola, non mi piace.

E allora chiamo e grido “Mamma! Mamma!”.
Ma la mia mamma non torna. Non sono più felice.

Si avvicina una donna: è bella, altissima, i capelli castani e lunghi, una maglia azzurra. Sorride. E non puzza di profumo come me.

Mi prende le mani e le bacia, mi sorride ancora e mi bacia sulle guance.

Io non la conosco, ma è tanto gentile con me e mi piace.
La guardo da vicino e lei, sorridendo, mi dice:
«Auguri Mamma, oggi è anche la tua festa».

E mi mette tra le mani qualcosa con tantissime palline gialle, che profumano moltissimo.
«La mia festa? Ma che bello!».

Ora piange e ride insieme, io non so se piangere o ridere con lei.
Provo ad assaggiare le palline gialle profumate, ma me le toglie dalla bocca perché, dice, non si mangiano.

Sono fiori. Fiori, per me.

E allora mi abbraccia e l’abbraccio anch’io.
Mi bacia di nuovo e la bacio anch’io.
E ridiamo e piangiamo.
Sono di nuovo felice, alla fine la mia Mamma è arrivata…