Era partito con un passaparola, di quelli sussurrati: “È bravissimo, se mai ti servisse …”
Poi si è trasformato in un pensiero fugace, un conforto: “Quando vedrò la mia faccia cascare a pezzi, lo chiamerò”.
Poi è diventato un chiodo fisso, da confidenze con le amiche. Si diceva “ma sì, dai, organizziamo una visita in tandem, sconto comitiva” e furbate varie.
Alla fine, dopo 3 anni, mi sono decisa: l’ho chiamato e ho prenotato la visita da Dr. Botox.
Sì, è proprio come sembra, Dr Botox è un chirurgo plastico che ho rinominato così, nella mia rubrica, tanto per ricordarmi cosa sto andando a fare: botox in mezzo alle sopracciglia, su quella ruga che io e mia sorella chiamiamo “culo”, perché divide la fronte in due simil chiappe. Che poi è la stessa del film Harry ti presento Sally, avete presente? Quello dove Sally, cioè Meg Ryan, finge un orgasmo al ristorante.
In quel film, Harry confessa a Sally di amarla, tra le altre cose, per quella rughetta che le vien fuori sulla fronte “quando mi guardi come se fossi matto”, dice. Ecco. Quella, in realtà, si chiama glabella e se non sei Meg Ryan non è così amabile come si potrebbe credere. Anzi, a dirla tutta, la stessa Meg non doveva amarla particolarmente, considerando come si è rivoluzionata il viso nel corso degli anni a colpi di botox e bisturi.

Io, come forse avrete intuito, non sono Meg Ryan, non sono un’attrice, non sono una modella che deve prendersi cura del suo aspetto “perché io valgo”, non devo sottostare alle leggi crudeli della moda o dei tappeti rossi.
Sono una donna con un compagno che mi ama da diciassette anni, due figli adorabili, un lavoro gratificante, qualche corteggiatore occasionale, tante amiche rassicuranti e anche tanta autoironia.

Ma poi succede che passi i 30 e vorresti solo tornare alla spensieratezza dei 20, quando corrugavi la fronte solo per gioco e bastava una parola o un pensiero allegro per distenderla di nuovo, quando prendevi in giro tua madre per la stessa rughetta sulla fronte che adesso hai tu .

Così, quando meno te lo aspetti ti parte il botox.

Chissà dove erano, cosa stavano facendo e a cosa stavano pensando tutte le donne rifatte della Terra quando hanno avuto l’illuminazione e hanno deciso di rimodellarsi.
Io ero dalla mia ginecologa.
Quando sei a gambe aperte davanti a una che ti ha visto, o ti vedrà, partorire, che ti ha visto anche non depilata alla perfezione, ammettiamolo, devi essere per forza sincera con te stessa e con lei.
“Ma come fai a essere sempre così figa tu?” le ho chiesto in preda a un delirio di sincerità, per l’appunto, di fronte al suo viso sempre raggiante e immune agli anni che passano.
Lei ha sorriso, ha finito l’eco transvaginale e mi ha passato il contatto di Dr Botox.
Semplice semplice insomma.
Finché non sono scesa dal lettino dello studio e non sono tornata alla realtà, quella dove tutti mi conoscono anche dalla vita in su come la donna seria che ama leggere, quella delle trombonaggini sulle deriva edonista della nostra società:
“Sei troppo intelligente per farlo”
“Tornerai spianata come se fossi uscita dalla galleria del vento”
“Attenta che il botox è come una droga e in un attimo ti ritrovi con la faccia del Joker”.

Forse hanno ragione tutti. Del resto, io stessa avrei riso quasi disgustata al solo pensiero di ritoccarmi. In fondo, la ruga in mezzo alla fronte è quella di chi pensa, non solo di chi invecchia. O aveva ragione Oscar Wilde quando scriveva che bellezza e intelligenza sono incompatibili?
Non lo so, ad ogni modo, se c’è una cosa che ho capito, passati i 20 e pure i 30, è che la leggerezza della gioventù non è sparita, è solo diventata consapevolezza di essere adulta abbastanza da decidere, da sola, di dedicarmi un momento di frivolezza, una stupidera, un vezzo da modella, una chiccheria alla Meg Ryan.

Chiamatemi pure Mrs Frivolezza, almeno per stavolta.

botox