E’ andata in onda ieri sera, sul 9, la puntata di “La Confessione” condotta da Peter Gomez con ospite Fedez.

Tra gli argomenti trattati un problema di salute dello stesso Fedez emerso durante una risonanza magnetica: il rischio di poter sviluppare la Sclerosi Multipla, una delle malattie più terribili perchè al declino del corpo si ha una mente che rimane lucidissima, facendo percepire tutto a chi ne soffre. Più o meno quello che immagino quando penso all’inferno.

Come si reagisce a una notizia così? Con sentimenti del tutto umani e condivisi da chiunque.

Panico.

Paura.

Terrore.

Incredulità.

Rabbia.

Rassegnazione.

Nessuno ne è esente, che si tratti di una famosa star o di una persona qualunque, tutti di sicuro proveremmo le stesse cose. Quello che ci può essere di buono in situazioni così è che a volte, queste mazzate che la vita non risparmia, obbligano a vedere tutto sotto una luce nuova. Mi ricordo di una mia amica al termine di un percorso chemioterapico che disse: “questa cosa mi ha insegnato per cosa valga davvero la pena piangere”. E quella frase, anche a distanza di tempo, continuo a ricordarmela ogni volta che tutto sembra insormontabile.

Imparare a riconoscere le cose importanti, quelle per cui valga veramente la pena vivere, accantonare il superfluo e dotarsi di una buona dose di cazzimma.

Sì, prendere paradossalmente la vita con più leggerezza. Domandarsi un po’ meno “cosa DEVO fare” e un po’ più “cosa VOGLIO fare“. Perchè qui sta la differenza. Poi è vero, un cantante che abita a City Life, con la possibilità di viaggiare su aerei privati, senza la paura del conto corrente in rosso per una pizza mangiata fuori con gli amici, ha sicuramente una vita più semplice di chi tutti i giorni deve fare i conti con un lavoro che non si è scelto, una situazione economica precaria e la sensazione di non fare abbastanza.

Eppure in certe cose non ci sono differenze che tengano. Siamo tutti fatti uguali.

E proprio lì Fedez si è chiesto, ma se fossi davvero malato e se questo fosse l’ultimo giorno di vita, come lo vorrei vivere? Come potrei non sprecare il mio tempo?

Questo esercizio l’ho fatto anche io. La prima risposta è sicuramente la più scontata, stare coi miei cari, in particolare con mio marito e i miei due bambini. E su questo credo che siamo tutti d’accordo. Ma poi? A quali piccoli piaceri non vorremmo rinunciare se questo fosse l’ultimo giorno della nostra vita?

Io probabilmente mi vorrei ingozzare di Pasteis de Nata presi direttamente a Lisbona.

Vorrei fare un bindge watching selvaggio delle mie serie preferite.

Entrare in un negozio comprare tutto quello che voglio, per una volta  senza buttare l’occhio sul cartellino.

Vorrei veder vincere quelli che voto.

Ho poi fatto questa domanda in redazione, ma voi cosa vorreste fare se fosse il vostro ultimo giorno di vita? Ed ecco le risposte:

Inviteri tutti i miei amici a casa per una grande festa con tanta musica e buon vino.

Andrei a scegliermi la bara, perché il raso viola, anche no!

A parte mangiare fritto misto, pizza e millefoglie vorrei una macchina del tempo per rivivere il primo primo bacio ( scusami Aldino ma era Carlo) e il momento in cui sul lungomare di Varazze ho sentito Marti muoversi nella pancia.

Io morirei oggi, prenderei una pistola e via. Perche qualsiasi cosa voglia fare, è inadeguato e non potrei scegliere nulla.

Karaoke tutta la notte, ovviamente!

Organizzerei per bene il mio funerale perché, checcacchio, le cose si fanno come dico io e poi se permetti, dopo una vita de sbatti, vorrei essere in prima fila alla mia dipartita. Quindi mi tirerei a lucido, prete simpatico, bella musica, cerimonia a bara vuota con dentro dei miei ricordi e poi maxifesta con le persone più care. Al termine della cerimonia salirei su un taxi a caso, dicendo: “segua quel carro funebre!“.

Io andrei a fare una seduta di trucco. Sia mai che ci mettano le mani quelli delle pompe funebri.

Avrei una bella lista di gente da crepare di mazzate!

Festa perenne con famiglia e amici.

E niente, mi sa che alla fine, come Fedez, vorremmo una cosa sola.

Godercela finchè dura.