Prima o poi succede a tutte.

Verso i 40 anni.

A me è successo allo specchio del bagno delle signore al Galeao-Antonio Carlos Jobim (che non è una churrascaria ma l’aeroporto di Rio de Janeiro): un nonluogo.

In due ore di attesa del volo successivo, mi saranno sfilate davanti 378 donne (sì, le ho contate). La mia mente è entrata anche lei in un nonluogo ed è lì, che succede.

Succede che ti guardi allo specchio e non le riconosci più.
Le tue amate e fighissime tette, nella migliore delle ipotesi, si sono afflosciate.
Talvolta una è scesa al piano inferiore, mentre l’altra sta ancora al suo posto.
Oppure te le ritrovi piene di improvvise striature laterali, o sono diventate troppo piccole o troppo grosse.
Insomma, le tue amate e fighissime poppe, quelle che esibivi orgogliosamente a chiunque lo richiedesse, non vanno più bene.

Decidi di intervenire.

E, in quella anomalia spaziotemporale che la visione delle tue ex-tette ha creato, vedi il futuro.

Farai un primo tentativo con creme miracolose. Quelle che ti spacciano via Internet poco affidabili ragazzotte, passate da una seconda alla quarta in un rapido giro di Photoshop. Te le farai spedire speranzosa, leggerai le istruzioni “applicare mattino e sera per due settimane con movimento rotatorio fino a completo assorbimento”, partirai baldanzosa e – dopo due settimane – le tue tette saranno ancora lì, esattamente come prima.

Rientro nel mio corpo. Io in piedi, la verità nello specchio e, oltre la porta, 378 tra gnocche siderali, gnocche, belle, carucce, simpatiche, cessi a pedali ma tutte (TUTTE) con tette perfette.
Di quelle che la mattina ti svegli, le saluti felice e loro ti rispondono. Questo perché, genetica a parte, il Brasile è la patria della chirurgia estetica.

È a questo punto che ti dici: “Cogliona! E pensarci prima?” e decidi di sottoporti ad un intervento di chirurgia estetica.

La mia mente mi risbatte nel futuro prossimo.

Sì, farò una mastoplastica additiva. Mi rifarò le tette!

Nel mio caso, partendo da una timida seconda messa a dura prova da due gravidanze e allattamenti infiniti.
Mio marito non vorrà saperne, guai a me se avessi modificato anche solo vagamente la morbida consistenza e l’aspetto adolescenziale delle SUE tette.
Ma io sarò ormai decisa e motivata.
Dopo una lunga e accurata ricerca su Internet, costellata di pareri discordanti e raccapriccianti fotografie di interventi non riusciti, alla fine telefonerò al chirurgo estetico più comodo da raggiungere in automobile da casa mia, di nascosto e con un’ansia tremenda.
La visita sarà molto breve e senza grandi problematiche. Mi farà spogliare, mi disegnerà con un pennarello rosso tutta una serie di righe e cerchietti ed infine emetterà il suo verdetto.

Sì, in effetti il seno è rilassato.

Sì, impianteremo un paio di protesi di nuova generazione con accesso dall’areola e le regaleremo una terza piena.

Sì, abbasseremo un po’ la linea dei capezzoli, sennó si ritrova le tette troppo alte. E questo mi parve un tantino strano, ma l’esperto era lui.

Sì, il preventivo sarà di 7.000 euro, con ricovero day hospital in una esclusiva clinica milanese, in linea con i prezzi citati nei vari forum di tettologia applicata.

Dopo la visita, inizierà l’attesa della chiamata.
Di quel periodo risalterà solo una cosa: sarò così stressata, nervosa, indecisa, dilaniata dai dubbi, che quasi perderò il sonno, l’appetito e la ragione.
Poi arriverà la telefonata: “Signora, si è liberato un posto e potrei operarla abbastanza velocemente”
“Sì? Quando?”
“Martedì della prossima settimana”
“Ma è il 2 NOVEMBRE, giorno dei MORTI”!

E in quel momento tornerò in me, come colpita da una secchiata d’acqua fredda in pieno viso. Ringrazierò ma no, non me la sento più. Certi segni del destino richiedono considerazione e rispetto.

Torno giù, nel bagno dell’aeroporto. Tette nuove, addio.

E addio anche a quel bagno. Esco nuova, libera da un peso. Chi se ne frega di ‘ste brasiliane! Ok, non avrò dei seni perfetti ma, se permettete, ho un culo che…

Poi mi guardo intorno.

E rientro in bagno.[:]