[:en]Natale, Iran, cultura, Occidente

Merry Christmas illustration theme with map of Iran

Dopo gli attentati terroristici a Teheran, il governo iraniano ha trasmesso i programmi educativi in tv, nelle moschee, scuole e all’università, per insegnare alle persone come riconoscere un terrorista tra la folla e prevedere un kamikaze.
Un terrorista kamikaze ha lo sguardo vago, non mantiene un contatto visivo con nessuno, è particolarmente concentrato sul luogo in cui si trova, ha la pancia decisamente più grossa del resto del corpo (per via della cintura esplosiva), ha la barba lunga, spesso sussurra versi del Corano e, se può, si fa esplodere nei posti affollati come i centri commerciali, bazar, concerti, musei.  Vabbè, nei musei no! Sarebbe un peccato farsi esplodere per quattro studenti, due pensionati e uno con i problemi della prostata che è andato lì per usare il bagno.
Lezioni molto utili e interessanti, condivise ampiamente anche sui social. Il bello dei social è che le informazioni e le notizie girano facilmente e molto velocemente. Ma oltre ad aver accesso alle notizie veramente brutte, tipo quelle degli attentati in altri paesi e l’Italia che non va ai Mondiali, ci raggiungono anche quelle belle, tipo che l’ISIS non ha più nessuna città sotto controllo e che nemmeno gli USA vanno ai Mondiali, noi invece sì, tiè.
E sempre grazie ai social, abbiamo iniziato a comunicare con il resto del mondo, anche se per farlo, dobbiamo usare un VPN (Virtual Private Network) per raggirare i filtri messi sui siti e sui social, come Twitter e Facebook, dal regime iraniano. Ecco perché noi iraniani, con tutto lo sforzo che dobbiamo fare per arrivare a leggere i post degli stranieri, non conosciamo i fratelli Rodriguez, la Ferragni e un certo Salvini.
(A proposito, #stop_making_stupid_people_famous)
Usando i social e interagendo con altri popoli e culture, ci siamo avvicinati ad altra gente con altre idee e costumi, ma questo ci ha portato a voler assomigliare sempre di più ai popoli dei paesi occidentali, pensando che così facendo, ci sentiremo meno reclusi, sfigati e invisibili, e forse inizieremo ad essere più liberi e felici come loro. Se!
Proprio per questo, anche noi, il grande popolo iraniano, abbiamo deciso di festeggiare il Natale come voi. Anche se non siamo cristiani, non abbiamo la cultura occidentale e il nostro nuovo anno si festeggia con l’arrivo della Primavera (il 21 marzo)!
Si avvicina metà dicembre e pure qui i negozi hanno messo le decorazioni natalizie nelle vetrine e si vedono alberi di Natale ormai dovunque, anche alla porta delle moschee. Per sfortuna i saldi non fanno parte del copia-incolla culturale che abbiamo fatto.
Come gli occidentali che vediamo sui social, questo clima magico dovrebbe farci sentire euforici – anche se non abbiamo ancora capito perché e soprattutto come.
Qualche giorno fa, in un centro commerciale, i proprietari dei negozi avevano deciso di ingaggiare uno di quegli studenti in cerca di un lavoretto part-time, per fargli fare il Babbo Natale. Doveva mettere il costume e girare nel centro commerciale, attirando i bambini e le loro famiglie. Nelle prime ore fu tutto tranquillo, ma quello che doveva essere un momento di festa, prese poi una piega drammatica.
Io la sera vidi tutto in tv:
“In un centro commerciale, la gente ha picchiato un ragazzo travestito da Babbo Natale. Per fortuna il ragazzo sta bene e non ha riportato nessuna ferita…” Poi intervistano uno di quelli che aveva picchiato il ragazzo, che imbarazzato dice: “Giuro, non volevo far del male a un innocente ma, appena l’ho visto, ho ricordato le lezioni in tv. Aveva la barba lunga, una pancia particolarmente più grande del corpo, sussurrava qualcosa tipo “AllaHOHOHO” e ho pensato che non dicesse “Akbar” per non attirare l’attenzione e infatti si guardava sempre intorno e ho pensato subito che fosse un kamikaze. Mi sono buttato su di lui e ho iniziato a picchiarlo urlando “è un kamikaze” e sono arrivati altri a darmi una mano…”.
Qui il giornalista ha guardato nelle telecamera e ha detto: “Come dice sempre anche il nostro amatissimo Imam, non è forse arrivato il momento di capire che questi occidentali vogliono toglierci i nostri costumi e cambiare la nostra cultura… ?”
Ho spento la tv e sono andata a dormire, pensando: “Fossi io il Babbo Natale, al posto di portare dei regali a questi iraniani che festeggiano il Natale, metterei un dildo sotto l’albero, per fargli capire che loro non c’entrano un cazzo con il Natale.”

In un angolo, nel salotto, le luci danzano sul mio piccolo albero di plastica, vicino al mio presepe made in China, accanto al finto cammino con un calzino appeso al muro, comprato qualche ora fa da un negozio, in quel centro commerciale.

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Natale, Iran, cultura, Occidente

Natale in Iran

Dopo gli attentati terroristici a Teheran, il governo iraniano ha trasmesso i programmi educativi in tv, nelle moschee, scuole e all’università, per insegnare alle persone come riconoscere un terrorista tra la folla e prevedere un kamikaze.
Un terrorista kamikaze ha lo sguardo vago, non mantiene un contatto visivo con nessuno, è particolarmente concentrato sul luogo in cui si trova, ha la pancia decisamente più grossa del resto del corpo (per via della cintura esplosiva), ha la barba lunga, spesso sussurra versi del Corano e, se può, si fa esplodere nei posti affollati come i centri commerciali, bazar, concerti, musei.  Vabbè, nei musei no! Sarebbe un peccato farsi esplodere per quattro studenti, due pensionati e uno con i problemi della prostata che è andato lì per usare il bagno.
Lezioni molto utili e interessanti, condivise ampiamente anche sui social. Il bello dei social è che le informazioni e le notizie girano facilmente e molto velocemente. Ma oltre ad aver accesso alle notizie veramente brutte, tipo quelle degli attentati in altri paesi e l’Italia che non va ai Mondiali, ci raggiungono anche quelle belle, tipo che l’ISIS non ha più nessuna città sotto controllo e che nemmeno gli USA vanno ai Mondiali, noi invece sì, tiè.
E sempre grazie ai social, abbiamo iniziato a comunicare con il resto del mondo, anche se per farlo, dobbiamo usare un VPN (Virtual Private Network) per raggirare i filtri messi sui siti e sui social, come Twitter e Facebook, dal regime iraniano. Ecco perché noi iraniani, con tutto lo sforzo che dobbiamo fare per arrivare a leggere i post degli stranieri, non conosciamo i fratelli Rodriguez, la Ferragni e un certo Salvini.
(A proposito, #stop_making_stupid_people_famous)
Usando i social e interagendo con altri popoli e culture, ci siamo avvicinati ad altra gente con altre idee e costumi, ma questo ci ha portato a voler assomigliare sempre di più ai popoli dei paesi occidentali, pensando che così facendo, ci sentiremo meno reclusi, sfigati e invisibili, e forse inizieremo ad essere più liberi e felici come loro. Se!
Proprio per questo, anche noi, il grande popolo iraniano, abbiamo deciso di festeggiare il Natale come voi. Anche se non siamo cristiani, non abbiamo la cultura occidentale e il nostro nuovo anno si festeggia con l’arrivo della Primavera (il 21 marzo)!
Si avvicina metà dicembre e pure qui i negozi hanno messo le decorazioni natalizie nelle vetrine e si vedono alberi di Natale ormai dovunque, anche alla porta delle moschee. Per sfortuna i saldi non fanno parte del copia-incolla culturale che abbiamo fatto.
Come gli occidentali che vediamo sui social, questo clima magico dovrebbe farci sentire euforici – anche se non abbiamo ancora capito perché e soprattutto come.
Qualche giorno fa, in un centro commerciale, i proprietari dei negozi avevano deciso di ingaggiare uno di quegli studenti in cerca di un lavoretto part-time, per fargli fare il Babbo Natale. Doveva mettere il costume e girare nel centro commerciale, attirando i bambini e le loro famiglie. Nelle prime ore fu tutto tranquillo, ma quello che doveva essere un momento di festa, prese poi una piega drammatica.
Io la sera vidi tutto in tv:
“In un centro commerciale, la gente ha picchiato un ragazzo travestito da Babbo Natale. Per fortuna il ragazzo sta bene e non ha riportato nessuna ferita…” Poi intervistano uno di quelli che aveva picchiato il ragazzo, che imbarazzato dice: “Giuro, non volevo far del male a un innocente ma, appena l’ho visto, ho ricordato le lezioni in tv. Aveva la barba lunga, una pancia particolarmente più grande del corpo, sussurrava qualcosa tipo “AllaHOHOHO” e ho pensato che non dicesse “Akbar” per non attirare l’attenzione e infatti si guardava sempre intorno e ho pensato subito che fosse un kamikaze. Mi sono buttato su di lui e ho iniziato a picchiarlo urlando “è un kamikaze” e sono arrivati altri a darmi una mano…”.
Qui il giornalista ha guardato nelle telecamera e ha detto: “Come dice sempre anche il nostro amatissimo Imam, non è forse arrivato il momento di capire che questi occidentali vogliono toglierci i nostri costumi e cambiare la nostra cultura… ?”
Ho spento la tv e sono andata a dormire, pensando: “Fossi io il Babbo Natale, al posto di portare dei regali a questi iraniani che festeggiano il Natale, metterei un dildo sotto l’albero, per fargli capire che loro non c’entrano un cazzo con il Natale.”

In un angolo, nel salotto, le luci danzano sul mio piccolo albero di plastica, vicino al mio presepe made in China, accanto al finto cammino con un calzino appeso al muro, comprato qualche ora fa da un negozio, in quel centro commerciale.

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