Soggetto: Il finto naturopata

Luogo: Spa

Fra gli innumerevoli personaggi che popolano i centri benessere, puoi rinvenire anche Il ‘naturopata honoris causa‘, detto anche omeopata de noantri.
Lo riconosci subito: vestiti terribili e accozzati male color minestrone, capelli incolti oliati di sebo, costume con tasca da Barabba (vuota, giacché è micropenico), audioleso (perché durante la fase in cui la ribellione caratterizzava il corso della sua malandata adolescenza, lui era quello che ai concerti rock veniva sempre pogato e spinto fin sotto alle casse, e lì rimaneva, tramortito, perché non aveva il fisico), denti da ex fumatore di canne e boschi di sambuco, peli impauriti che si disperdono sul torace per darsi appuntamento nelle orecchie, fra le scapole e sul coccige, aria da intellettualoide specializzato in fenomenologia dell’accoppiamento marino dei dugonghi; mani efebiche, mollicce, in cui il pollice opponibile è un optional. Permaloso, magro, emaciato, religiosamente laico, pelle spessa sotto gli occhi e vitrea al pube, consumatore di curcuma in siringhe, decotti di cicuta (usati come purganti), feticista dei sandali con gli occhi, solitario, mai onanista, (ma seghe mentali a josa), occhiali finti, verruche vere, tirchio.

Ti guarda in cagnesco se ti abbuffi al buffet, se fumi, se sei felice, ti spia da dietro i paraventi, e si fa i cazzi tuoi se parli sottovoce, perché non ha niente di proprio di cui occuparsi, dal momento che i parenti lo scansano come l’aviaria, gli animali domestici lo schifano, e i colleghi usano i suoi selfie per giocare a freccette.

Forse non lo sapete, ma il finto naturopata si ammazza di psicolibri velenosi, quelli che ti spiegano come tirarti su di morale dopo aver scoperto la tua donna in un baccanale di oranghi. Secondo l’autore trattasi di maiala, secondo me, porella, è solo una ex vittima redenta, costretta a decotti di origano e purghe al distillato di fico d’india (con la buccia).
Il segreto per toglierselo dalle ovaie è fare un rutto tenorile inaspettato, chessò, dopo aver bevuto la tisana amara al luppolo dei frati andini, quella contro il mal di mignoli, utilissima quando inciampi di notte nel comò della SPA (messo lì a tranello), e ti appare la sosia di Suor Germana, ché lei è impegnata di là a farsi la ceretta ai baffi.
Il segreto è parlare sottovoce, lui si avvicina per spiarti, e tu gli fai il lifting col boato.
Daje.