Maturità, manco a dirlo.

5 anni a seguire con sincero interesse solo le lezioni di storia dell’arte. Al liceo scientifico.
5 anni ad ascoltare la musica, a leggere Dylan Dog e a fare disegnini sul banco, durante le lezioni di fisica.
5 anni a svegliarmi annoiata.
5 anni di vestiti quasi sempre neri, scarpe pesanti ai piedi, sopracciglia opinabili e pochissime parole.
1 lezione di una supplente che ci raccontò del perché Leopardi, in fondo, non era un pessimista e poi ci invitò a partecipare a un concorso di scrittura.
1 racconto, il mio primo, che si chiamava La Fuga, manco a dirlo.
1 premio. E chi lo avrebbe detto.
1 scoperta: “Non sono annoiata, non sono apatica. Non sono nella scuola giusta, non è il mio mondo, non sono io.”
1 tesina su David Bowie e l’alienazione. Sempre liceo scientifico eh.
1 attimo -anche meno- per scegliere l’università che mi permettesse di fare tutto quello che non avevo fatto in 5 anni. (cinema musica teatro letteratura storia dell’arte sceneggiatura regia arte digitale TUTTO.)
1 notte, quella prima degli esami, sveglia e in ansia ma solo per mezz’ora.
Finché in radio non è capitata per caso Absolute beginners, che mi ha fatto sorridere e addormentare senza farmi capire bene perché.
1 colore di capelli: arancione. Non rosso/arancione. Non sfumature arancioni. Proprio arancione. E non per citare Ziggy stardust. No. Perché sbagliai parrucchiera.
1 giorno dopo l’esame orale, 1 tuffo al fiume nel punto più freddo, più pericoloso e peggio calcolato della storia. Ma anche il più sentito e voluto: profezia di tutte le scelte future.
1 triennio universitario a spiegare perché non ho fatto odontoiatria, giurisprudenza, scienze infiermeristiche o “qualunque cosa che somigli a una professione Enricapercarità”
1 vita passata a smettere di sentire quelli che dicono “hai sbagliato a scegliere l’università”, quelli che dicono “hai fatto bene a scegliere l’università” ma pensano che ho sbagliato, quelli che “hai fatto bene, tutto bello ma adesso torna in te” non sapendo che ho appena iniziato ad essere in me.
1 serie infinita di lavori che non mi appartengono.
1 scatolo pieno di copie di un libro che ho scritto.

Lo portavo in braccio per spedirlo a una piccola fiera dell’editoria, alla quale non ho partecipato io fisicamente perché ero a fare questo lavoro che non mi interessava. E mentre ero arrabbiata e triste e faceva caldo e mentalmente dicevo tante parolacce, come una perfetta teen ager immatura, mi sono riflessa in una vetrina e ho visto lo scatolo che portavo come se avessi il pancione delle donne incinta.

E mi è venuto da sorridere, senza sapere bene perché, come quella volta che ho ascoltato per caso Absolute beginners.

Si vede che la maturità è capire perfettamente quello che non siamo, prima ancora di sapere chi siamo. https://www.syndromemagazine.com/amicizie-e-esami/
Capire che stiamo bene con uno scatolo in braccio pieno di sogni da spedire ovunque.
Capire di essere degli “absolute beginners”, dei principianti nel senso più eccitante e nuovo e pieno di speranze che questo termine suggerisce.

E soprattutto capire che i capelli arancioni, anche no. Magari rosa …

maturità