TEMA: Il salumiere sotto casa mia

SVOLGIMENTO:

Il salumiere sotto casa mia non fa un cazzo.
E lo fa in maniera aperta, dichiarata, esacerbante.

Ogni volta che arrivo al supermercato, lo trovo (sebbene abbia supergiù un età indefinita tra i 45 e i 50 anni) chino sullo smartphone con un sorriso sornione stampato sul viso degno di qualche coito emozionale generato da chissà quale tormento amoroso.
Lui mi guarda, io lo guardo.
Io lo saluto con un “Salve”, che però è sempre malcelato da una voglia di dirgli “perchè non fai una mazza?” e sfocia sempre in un “Ggnagne”, a cui lui, puntualmente non risponde.

Dopodichè mi dirigo sparata al banco del pane e dei salumi che, regolarmente, è vuoto.
E’ una sfida contro la realtà, ma forse anche contro me stessa.
Voglio vedere dove vuole arrivare e io fino a quanto posso sopportare. Osservo l’orologio della Levoni segnare le 16 e 35, con la lancetta dei secondi che prosegue con il suo incedere lento e ostinato sul sottofondo dei Tiromancino. “La pazienza delle onde”, sono le note che rimbalzano tra il cotto Rovagnati e il Prosciutto San Daniele, cercando di insinuarsi dentro di me.

Ad un tratto la mia mente inizia a vagare: dove vuole arrivare il salumiere? Come fa a indossare quel vestito di negligenza così sfacciatamente e ad essere allo stesso tempo a posto con la coscienza? Cosa lo fa essere così al di sopra degli accadimenti terreni come se si trovasse nei Templa Serena descritti da Lucilio? E se questa mia polemica in realtà celasse una profonda e e sincera ammirazione? Ammazza, hanno rimesso le penne rigate integrali De Cecco. Bone, quelle tengono meglio la cottura della Barilla, mò me le prendo.

Ma no, sto tergiversando.

Le 16 e 40. Basta. Cedo. Il Salumiere non arriverà. Prendo le fettine di prosciutto cotto in vaschetta, quelle già pronte, e mi dirigo alla cassa. Ma proprio lì decido di tentare un ultimo atto di ribellione.
Senta scusi ma…dovrei prendere del pane integrale…
“Ah.” Risponde il cassiere imbarazzato. E’ a disagio e forse complice di quanto avviene sotto i suoi occhi da molto tempo “Eeee AMELIO, AMELIO!!!PUOI VENIRE PER FAVORE??” chiama istericamente nascondendo appena un sorriso di chi sa di avere davanti qualcuno che sa. Io.
Amelio (nome di fantasia), non arriva.
Ci osserviamo un momento.
“Eh sa, eh…” continua il cassiere cercando delle parole lontane.
Io non mi muovo. So aspettare.
Ad un tratto si apre la porta scorrevole. E Amelio si palesa.
“Amelio…la signorina…”
“Si” risponde serafico. Ha tutto sempre e comunque sotto controllo.

Poso la pasta e le fettine di prosciutto cotto alla cassa e ci dirigiamo insieme verso il banco del pane e dei salumi. Io non lo mollo un attimo sono sempre dietro di lui, sono proprio dietro di lui.
Finalmente ci troviamo ai nostri posti lui dietro al bancone e io davanti.
“Mi dica” mi dice in segno di sfida.
“Vorrei tre rosette integrali”. Lui, imperturbabile me le imbusta. Dopodichè rilancia con un “altro?” che sottende ben “altro”, del tipo “non mi dirai che mi hai fatto tornare al lavoro per tre misere rosette integrali“.
Mi sento in colpa, in fondo ha ragione, devo comprare dell’altro. Come ho potuto turbare la sua grandezza contemplativa per richiamarlo a dei banali doveri terreni come imbustarmi tre rosette integrali? Mi sposto verso i prosciutti pronta a piegarmi e a comprare anche del San Daniele.

Una signora dietro di me afferra lo yogurt, ma sento la sua coda dell’occhio addosso, sono la sua unica speranza per fare giustizia.
Amelio attende. E io sento il peso di troppa responsabilità.
“No. Sono a posto così”, dichiaro in un estremo atto di coraggio.

Tiè, beccate questa Amelio. Amelio incassa con stile. “Ecco a lei”, dice lezioso porgendomi le tre rosette integrali tradendosi appena con un sorriso arricciato agli angoli della bocca, e con uno sguardo dove balugina un leggero fastidio, il fastidio dell’acqua che si insinua nei sottopolsini della camicia mentre ci laviamo i denti.

Affero la busta trionfante e rispondo “grazie”, dirigendomi a grandi passi verso la cassa. Alle mie spalle, ascolto la signora dietro di me che si abbatte sul salumiere ordinandogli qualsiasi cosa. Chissà da quanto era lì ad aspettare.
Giustizia è stata fatta.

Ma bisogna vincere la guerra, non la battaglia.