Ammettiamolo, c’è una cosa che ci accomuna tutti, nessuno escluso, quando si parla di Disney, ci vengono i lucciconi agli occhi.

Quando si parla di Walt Disney si parla di film che hanno accompagnato la nostra infanzia, facendoci sognare il vero amore e gli splendidi capelli delle principesse (una tra tutte, Ariel, mezza donna, mezza pesce, con una chioma così perfetta anche appena uscita dal mare, che noi non abbiamo mai avuto neanche dopo un intero pomeriggio dal parrucchiere e duecento euro in meno sul conto corrente, ve possino!). Gli anni sono passati, ma noi imperterriti ci emozioniamo ancora davanti alle scene più romantiche, allo spaghetto di Lilli e il Vagabondo e a Belle che redime la Bestia.

E poi piangiamo, con la morte di Mufasa o quella della mamma di Bambi. E vogliamo parlare di Dumbo?

Ma Disney, lo sappiamo bene, non è solo romanticismo e morte (traumatica) di genitori.

È sogni e desideri, basti pensare a Cenerentola che vuole andare al ballo, Tiana che vuole aprire il suo ristorante a New Orleans.

È risate. Ce li ricordiamo Yzma e Kronk? E che dire del povero Paperino, a cui non gliene va mai dritta una?

È ottimismo. Persino il serissimo Mr Banks ha ceduto all’allegria che Mary Poppins era riuscita a portare in casa ai suoi bambini! Che non si sa bene come abbia fatto, visto quanto era musona e altezzosa, ma va bene, crediamoci, crediamole, sorridiamo e andiamo avanti.

In un periodo così, pieno di insicurezze, di paure e anche di tristezza e rabbia, credo che Disney sia un faro che può impedirci di cedere.

Così, quando ho saputo della sua uscita, mi sono precipitata a farmi l’abbonamento annuale.

Ho guardato il catalogo e c’era veramente di tutto e di più, persino i film più vecchi e i cartoni più vintage.

Ho passato ore in crisi per capire cosa guardare come prima cosa: Steamboat Willie? Mary Poppins? Paperino? Oh, guarda, gli Avengers!

E niente, alla fine ho guardato i Simpson.