Come tutte le donne ho mille interessi, il problema è che a volte, proprio come tutte le donne lascio che i piccoli intoppi  della vita che quasi mai dipendono da me, vadano a scavare nella mia autostima.

Dicevo, ho mille interessi, la scrittura è forse la mia più grande passione e cerco di coltivarla come posso: ho un blog, frequento corsi di scrittura creativa, leggo tanto e con interesse.

Da un po’ di tempo scrivo racconti e ho deciso di inviare quello che mi sembrava il migliore a una rivista letteraria. Poi ho aspettato la risposta con assoluta calma, limitandomi a controllare la mia casella di posta elettronica più o meno ogni quarto d’ora, con la stessa tranquillità con cui da ragazzina aspettavo il messaggio dal “lui” di turno.

Alla fine la risposta è arrivata: “racconto non ammesso”.

È stato, più o meno, come se il ragazzo di cui sopra mi avesse inviato un sms con su scritto: “scusa non sei tu, sono io, ma preferisco se ci prendiamo una pausa”. Così con la stessa calma e serenità con cui aspettavo la risposta mi sono detta: “Basta! Non scriverò più racconti in vita mia!”.

Insomma, l’ho presa bene.

Con distacco si può dire.

Per fortuna, ho capito presto che mi stavo infilando in un vicolo cieco, in cui spesso noi donne ci infiliamo (sarà per questo che andiamo sempre al bagno in due?): rubricare un rifiuto o un errore come la conferma del fatto che non abbiamo valore.

Grosso, grosso errore.

Guardiamo gli uomini, loro davanti a un no tirano dritto, la loro vita non finisce, non si chiudono in bagno a piangere ingozzandosi di Viennetta e panna spray. Al massimo si incazzano come tori al cospetto del colore rosso. La cronaca insegna (ma questo è un altro discorso).

Così ho deciso.

Di agire.

Di smetterla di accartocciarmi le budella per un no.

Ho preso il coraggio e ho chiesto alla redazione perchè il mio testo fosse stato respinto.

Sorpresa.

Non mi hanno mangiata. Non sono sprofondata. Sono stati disponibili, e (restando umile) mi hanno detto che non erano pecche così gravi.

Quindi ho lavorato sulle critiche, le ho analizzate e trasformate in consigli.

Ma ho fatto di più.

Non ho lasciato che un rifiuto diventasse una giudizio su di me.

Lo so, ho qualche difetto, più di qualche secondo la mia dolce metà, ma sono in gamba, so cosa faccio e lo so fare. In tutto ciò ho scritto un racconto che non è stato pubblicato. Ma ehi, sono ancora viva!

La nostra autostima è messa a dura prova tipo attacco incrociato in tempo di guerra: fisico perfetto, bravissime lavoratrici, ottime madri, mogli, amanti focose e se arranchiamo da qualche parte ecco che si va in crisi.

Invece no! Ricordiamoci che, come diceva il saggio, ovvero Carrie Bradshaw di Sex and the City,

L’uomo avrà scoperto il fuoco, ma la donna ha scoperto come giocarci.

I rifiuti, ragazze, accadono.

A tutti.

A Stephen King, per citarne uno, le case editrici respinsero così tante volte i romanzi, che noi nemmento riusciamo a immaginare quante. Si è messo a piangere? No, ha collezionato tutte le note di rifiuto nella sua camera da letto. Ha continuato e oggi tutti abbiamo letto almeno uno dei suoi libri.

Ho deciso di fare come Stephen, sto scrivendo un altro racconto proverò di nuovo a farlo pubblicare. Alla peggio so già come decorare la mia camera da letto.

Ma resto comunque una ragazza in gamba.