Caro San Valentino,

come va? Mi rendo conto che per te questi sono giorni frenetici.

Ti ci vedo lì, già intorno al 10 febbraio, a entrare in fibrillazione per il mal di testa che ti causeranno tutte le invocazioni a casaccio del 14.

Ma tant’è. In fondo poteva andarti peggio: pensa al povero Santo Stefano, primo martire cristiano finito a fare il protettore degli avanzi di Natale.

O a San Silvestro Vescovo di Roma, che già nella sua vita terrena era stato oscurato dall’imperatore Costantino, e adesso, al massimo, viene invocato dalle madri degli scugnizzi prima che i figli accendano i botti di Capodanno (Gesugiuseppemmaria! E pure Sansilvestro, jamme, guardateci le dita a quello sciagurato figlio mio!).

Però, caro San Valentino, anche tu mi sa che c’hai le tue grane.

Primo perché neanche la volevi, tutta questa popolarità: eri un tipo schivo, cercavi di convertire quelli che potevi, facevi la tua parte.

Ma poi si sa come vanno queste cose: il marketing esisteva anche nel ‘300, e tu sei diventato una star. Io non credo che all’inizio tu l’abbia presa bene: passare dallo status di sant’uomo dei primi secoli cristiani, tutto chiesa e ricordati-che-devi-morire, a emblema di una festa consumistica tutta chiacchiere e cioccolatini…

E poi lo so, sei un Santo modesto, e ti imbarazzi ogni volta che incontri quei tre, Metodio, Cirillo e Dionigi, che sarebbero pure festeggiati il 14 febbraio, ma non se li fila mai nessuno.

Lo capisco, è un’eternità impegnativa la tua.

Però ti volevo dire una cosa: non te la prendere. È che noi senza una ricorrenza finiamo col dimenticarci tutto.

Pensi che a San Giuseppe sia finita meglio, per dire? Poi non ti dico di quella poverina di Santa Lucia, che non le bastava essere la protettrice della vista: qui a Palermo, da dove ti scrivo, deve fare gli straordinari, perché funge anche da protettrice del colon, con tutte le arancine fritte che mangiamo in suo onore ogni 13 dicembre.

Siamo fatti così, siamo dei bambinoni. Le ricorrenze sono vostre, ma i regali li vogliamo noi.

È che quando suona il citofono e intuisci che possano essere i fiori di San Valentino, anche se fai tutta la splendida della serie “Ma-no-è-solo-una-festa-consumistica”, in realtà ti si scalda il cuore.

E anche quando ti ritrovi tra le mani i cioccolatini più scontati che ci siano, ti si allarga la bocca in un sorriso.

Certo, poi ne scarti uno e ti ritrovi tra le mani una frase di Laura Pausini. Ecco, là magari ti ricordi anche di Metodio, Cirillo e Dionigi, perché un Santo solo non basta a mandare giù ‘sta roba delle frasi della Pausini.

Ma questa è un’altra storia.

Buona festa, caro Valentino. Alla fine, alla partita di Burraco della domenica pomeriggio con i tuoi amici Santi, potrai sempre vantarti di essere quello con più cuoricini e fiori e cioccolatini e cene romantiche della storia di Santa Romana Chiesa.

E magari, nel tuo giorno, vengono anche concepiti più bambini, chi lo sa. E in un periodo a natalità zero come questo, ‘sta cosa ti dovrebbe pure fare piacere.

 

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